E basta con chi dice basta! Sono tutte scuse pseudo laico borghesi alla buona vecchia omofobia.
“Non condivido le tue idee ma sono disposto a morire perché tu le possa esprimere” diceva, nel lontano, anzi lontanissimo, secolo dei lumi il filosofo Voltaire.
È troppo facile e persino un po’ ridicolo esercitare la propria passione democratica per sostenere le battaglie di quelli che ci piacciono, che ci somigliano, che inviteremo a cena. E tutti gli altri? Brutti sporchi e cattivi o magari troppo truccati, troppo profumati e bellissimi? Quelli che non fanno male a nessuno se non alle visioni vetuste di un’omologazione sociale in giacca e cravatta, quelli non hanno il diritto.
Sono troppo rovesci per aspirare al diritto!
Io, con la mia laurea e l’aspetto da buona famiglia, sono discriminata come lesbica per le stesse bieche e morbose ragioni per cui sono discriminati quelli che non si vorrebbero vedere sfilare al mio fianco durante l’allegra parata del Pride. Non dobbiamo essere uguali per lottare insieme ma solo sentirci parte di una comune spinta al miglioramento della nostra vita e della vita di tutti. Già di tutti. Perché se aumenta il livello di attenzione e di inclusione della democrazia, l’intera comunità ne trae un’enorme guadagno. La pace è un guadagno. La libertà è un guadagno. La felicità di tutti è un guadagno.
Con questa ennesima invettiva non mi rivolgo a quegli intolleranti che, presi tutti insieme, si chiamano sbrigativamente fascisti, mi rivolgo a noi. Alle persone democratiche, ai multiculturalisti e ai radical chic. Cari signori e signore che preferite usare la bici per spostarvi in centro, smettetela di dire che i travestiti, i trans gender, gli intersessuali e i transessuali sono il nostro problema d’immagine! L’immagine che occasioni come questa vogliono dare è quella di una comunità variegata di persone felicemente diverse ma tutte egualmente interessate a far valere il valore di questa diversità. Così com’è, però, senza casting, con la sua vitalità e la sua sofferenza, con l’ironia e la seria consapevolezza che metterci la faccia è un buon modo di lottare.
Mi rivolgo anche alla comunità LGBT. A tutti quelli che pensano di essere migliori perché “non si vede” e a quelli che invece di affrontare il lungo e coraggioso percorso di crescita cui ci conduce il disagio sociale preferiscono prendere le distanze. Sappiate che state prendendo le distanze da voi stessi. Anche se non si vede.
Pride! Siate fieri. Tutti ognuno di sé. In questo mondo che sembra ormai stretto c’è però ancora posto per tutti, diamoci spazio, solo così possiamo trovare il nostro spazio per vivere.
Silvia Petronici
Delos Vicenza